Aumentano disoccupazione e poverta' in Toscana
La ricetta del candidato alle regionali Enrico Rossi e del PD “Jobs act e pace sociale”
Manifestazione a Livorno per “lavoro, salario e diritti”

Dal nostro corrispondente della Toscana
“Toscana ci siamo” è lo slogan scelto dal governatore Enrico Rossi (PD) nuovamente in corsa per le prossime elezioni regionali. Uno slogan sicuramente non condiviso da chi giornalmente combatte nella giungla della ricerca di un posto di lavoro completamente abbandonato dalle istituzioni borghesi.
Rossi nelle ultime conferenze stampa si è autoincensato per come, insieme alla sua giunta, hanno gestito la crisi (del capitalismo) nella nostra regione, ma i dati occupazionali riferiti al 2014, che emergono dall'IRES Tosana CGIL e dall'Irpet (Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana), sono in realtà agghiaccianti, con una produzione industriale sempre più in discesa e smentiscono oggettivamente le parole edulcorate di Rossi.
La fotografia occupazionale vede ancora l'aumento della disoccupazione che si attesta al 9,3% con una punta altissima tra le donne dell'11,7%. Le donne in cerca di lavoro sono 92.000 a fronte di 70.000 uomini e rappresentano il 56% della disoccupazione totale. Il 26% dei giovani che nel 2009 cercava lavoro (106 mila) non è ancora riuscito a trovarlo. Il numero di persone disoccupate complessive si attesta a 161.000 unità, con una crescità di 33.000 unità rispetto al 2013.
Aumenta anche la lista di chi è costretto alla mobilità, +20,4% in particolare nelle province di Lucca (+48,6%), Prato (+29,2%), Pistoia (+32,6%), Livorno (+38,6%).
Salvo un piccolo miglioramento nel manifatturiero, permangono gravi i dati sulla cassa integrazione, soprattutto nel metalmeccanico con il 10% in più rispetto al 2013 e una crescita esponenziale nel cartario-editoriale e chimico. Le province con il maggior incremento di cassa integrazione sono Lucca, Pisa, Siena e Pistoia, seguono Firenze, Prato e Massa Carrara. Il 57% di cassa è stato di tipo straordinario (fino al 73% a Firenze e 67% a Massa Carrara), il 29% in deroga e solo il 14% ordinaria. A tal proposito è da sottolineare che la cassa integrazione straordinaria, quella che interessa la maggior parte delle lavoratrici e dei lavoratori non viene pagata regolarmente, con ritardi anche di oltre 6 mesi.
A fronte di questa situazione, in Toscana aumenta sempre più anche la povertà. Circa 25.353 mila sono state le persone che nel 2013 si sono dovute rivolgere alla Caritas che ha dovuto così fronteggiare situazioni di aiuto sempre più complesse. La città che registra il maggior numero di persone che si sono rivolte alla Caritas è Firenze con il 25% del totale regionale, segue Prato con il 12,8% e Livorno 9%. In maggioranza sono persone disoccupate, con un'abitazione stabile e un'età che per gli italiani va tra i 45-54 anni, mentre per gli stranieri dai 35-44 anni.
In materia occupazionale Rossi ha avuto il coraggio di affermare “Siamo soddisfatti, ma non basta: ora è indispensabile rilanciare gli investimenti pubblici, occorrono, in Europa, migliaia di miliardi, serve un patto con imprenditori e sindacati per il lavoro, è necessario superare le rigidità prodotte dalla legge Fornero, urge un salario minimo per la disoccupazione, va combattuta la precarietà, ci vuole pace sociale perché con le tensioni sociali e il rancore non si va da nessuna parte... In Italia due sono le ricette fondamentali: il lavoro e la pace sociale. Con il Jobs Act alcune cose si sono fatte, nonostante non ne condivida alcuni aspetti, ma si tenta di superare la precarietà. Negli ultimi anni l’85% dei nuovi rapporti di lavoro erano precari e solo il 15% erano a tempo indeterminato, ora, quando parlo con i giovani, mi sento rispondere che un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, è qualcosa su cui vale la pena di giocarsela”.
Il PD nel programma elettorale per la “Toscana che sarà” come il Rossi, ha voluto fare da megafono e da sponsor al Jobs Act “partorito” dal Berlusconi democristiano Renzi, affermando “Occorre prevedere un nuovo sistema del lavoro, favorire la crescita, creare occupazione e declinare, anche per la Toscana, il 'Jobs act'. Dobbiamo 'rottamare' per sempre una visione anacronistica del tema del lavoro, ancorata a schemi del passato e ormai inattuali: abbiamo bisogno di più occupazione e di meno ideologia. Il 'Jobs act' offre ai neoassunti una reale e concreta possibilità di un contratto a tempo indeterminato e nuovi più moderni ammortizzatori sociali”.
Le migliaia di lavoratrici e lavoratori che hanno manifestato con coraggio in Toscana come a Roma contro il Jobs act, sanno bene che quella rilanciata dal PD non è la soluzione per la disoccupazione e la povertà e non cancella affatto la differenza tra classe sfruttatrice e sfruttata tra le quali non potrà mai esserci “pace sociale”.
Dall'inizio della crisi capitalista Enrico Rossi e la sua giunta toscana hanno agito in modo insufficiente e inefficace, verso le centinaia di vertenze aperte nel territorio toscano, non facendo pressioni sul governo e non intervenendo in forma adeguata.
Sosteniamo con forza la manifestazione promossa dal Coordinamento delle lavoratrici e dei lavoratori di Livorno che sabato 18 aprile sono scesi in piazza per rivendicare “lavoro, salario e diritti” e invitiamo a punire e delegittimare le istituzioni rappresentative borghesi negando il consenso ai partiti borghesi e al servizio del capitalismo, astendendosi affinché le regioni e i comuni siano governati dal popolo e al servizio del popolo, per il socialismo e perché il lavoro dev'essere stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato per tutti i disoccupati e i lavoratori.

22 aprile 2015